Nell'antichità
greca vengono sottolineati i contributi di quattro
differenti scuole, rifacentisi a quattro nuclei metafisici differenti: la luce come fluido uscente dall'occhio (Euclide di Alessandria, ca. 330-260 a. C.; Ipparco, II secolo
a. C.; Claudio Tolomeo, II secolo; Erone
Alessandrino, I secolo), come fluido entrante
(Leucippo di Mileto, ca. 480 - ca. 420 a. C.; Democrito di Abdera, ca. 460 - ca. 370 a. C.; Epicuro di Samo,
340-270 a.
C.; Lucrezio, 97-55 a.
C.), come combinazione dei due flussi (Empedocle
di Agrigento, ca. 490-435 a.
C.; Platone, 427-347 a.
C.) e come modificazione del mezzo interposto
(Aristotele, 384-322 a.
C.). Nell'ambito delle strutture matematiche viene sottolineato il predominio assoluto della geometria euclidea, tale
da dare il nome ai risultati delle ricerche di due millenni (ottica
geometrica). Dal punto di vista delle idee regolative è di estremo fascino e
interesse l'uso originale da parte di Erone del
principio di minima distanza nella derivazione della legge della riflessione:
è probabilmente la prima volta che in fisica compaiono i principi variazionali,
e quindi spiegazioni teleologiche in connessione con risultati quantitativi
ancor oggi accettati, anche se essi venivano allora dedotti sulla base di un
nucleo metafisico (fluido uscente dagli occhi) ormai abbandonato.
In questo periodo gli elementi di maggior spicco
non sono tanto le contrapposizioni fra teorie ma il sofisticato impiego di
strumenti matematici (la geometria euclidea) da parte degli aderenti alla
scuola dei flussi uscenti rispetto all'approccio delle altre scuole. Queste
ultime hanno fondamentalmente carattere metafisico e per esse sarebbe davvero
arduo parlare di «componenti metafisiche» operanti all'interno di «teorie
scientifiche». Da questo punto di vista rilevanti sono gli elementi
psicologici-filosofici, ma mancano quasi completamente, assieme agli elementi
matematici e sperimentali (con la rilevante eccezione dei risultati quantitivi
di Tolomeo sulla rifrazione), quelli fisiologici.